L'Associazione culturale ETRA ha collaborato nei mesi passati alla cura di una parte della sezione del Salone Internazionale Architettura Restauro & Paesaggio dedicata all'opera dell'architetto futurista Antonio Sant'Elia, in corso sino al 31 maggio a Monfalcone presso la Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Piazza Cavour, nel contesto del progetto europeo Macc (Modern art conservation center). Il progetto di ricerca prevedeva la definizione di una ipotesi di collocazione nell'area urbana di Monfalcone del cimitero progettato per la Brigata Arezzo dall'architetto Antonio Sant'Elia. Proprio a Monfalcone il soldato Sant'Elia morì durante il primo conflitto mondiale il 10 ottobre 1916, senza riuscire a vedere conclusa la sua opera architettonica, che invece ospitò inizialmente la sua salma. Nel 1921 essa fu portata a Como, laddove Sant'Elia divenne un'eroe futurista, ma nel 1916 il soldato era ancora un ragazzo, forse parzialmente inconsapevole della tragedia mondiale di cui era partecipe. Il gruppo di studio che ha seguito la ricerca ha visto partecipare anche alcuni membri di ETRA, che hanno alla fine avuto il compito di predisporre una sua sintesi finale, tradottasi in due pannelli grafici che riassumono molte immagini poco note e alcuni documenti inediti, nonché delle ricostruzioni virtuali dello stato di fatto originale presupposto.
A margine del Salone si è tenuta anche una lezione di Philippe Daverio (nella foto in basso con alcuni esponenti di ETRA), incentrata sul contesto storico in cui maturò la cultura artistica di Sant'Elia e lo spirito pattriotico della sua generazione. Il critico d'arte, invitato dall'amministrazione comunale di Monfalcone, ha cercato di dare una risposta alla questione dibattuta di quali meccaniche avessero potuto condurre un essere creativo e fiducioso nel futuro a cadere in una trappola mortale come quella della guerra. La guerra è stata, ha suggerito Daverio, il risultato di una presa di coscienza entusiasta di un cambio della dimensione di riferimento che lo sviluppo tecnologico in quell'epoca prospettava. Il manifesto futurista di Marinetti nella sua prima versione francese citava, "noi siamo a favore delle grandi idee che uccidono", che poi in italiano verrà tradotto in "le idee per le quali vale la pena morire". La chiarezza del testo francese lasciava nella sua traduzione spazio ad un fraintendimento culturale, lo stesso che porterà giovani e meno giovani a sposare l'idea di una società vincente, ma che si trasformerà a posteriori nell'ansia tragica che conosciamo. La felicità per una partenza convinta per il fronte si evidenzio in tutta la solennità propagandistica che la sostenne. Le cronache dell'epoca raccontano l'entusiasmo e la foga con cui Sant'Elia si gettò verso il nemico, nell'assalto in cui cadde colpito al volto a Monfalcone, a quota 85; raccontano meno quella incolpevole ingenuità che le motivava.
Oggi, quasi un secolo dopo la morte di Sant'Elia a
Monfalcone, laddove trovavano sepoltura assieme a lui centinaia di militari morti sul
fronte carsico, si incontrano il Liceo Scientifico cittadino e
un parcheggio a raso.
ETRA ringrazia Gualtiero Pin per l'occasione di studio concessa e gli altri partecipanti al gruppo di studio, Marco Mantini, Silvo Stok, Alessandro Morgera, per lo scambio propositivo che si è creato nella costruzione degli elaborati.