L'Associazione culturale ETRA ha ospitato nel pomeriggio di venerdì 07 febbraio 2014 a Monfalcone, presso la sala espositiva al secondo piano del Palazzatto Veneto di via Sant'Ambrogio, 12, un incontro con il collettivo internazionale acces_SOS, che raggruppa idealmente le ricerche e i lavori di vari studio professionali, tra cui Qart Progetti di Firenze, TASCA studio di Bologna, Territori24 e La Petita Dimensiò di Barcellona. A Monfalcone erano presenti l'arch. Matteo Fioravanti (Qart Progetti) e l'arch. Filena Di Tommaso (La Petita Dimensiò).
L'occasione, che nasceva dalla volontà di ETRA di discutere in maniera disincantata attorno alle tematiche dello spazio pubblico, si è aperta con l'enunciazione di un tema messo a disposizione di relatori e pubblico presente dall'arch. Roberto Franco di ETRA: come indagare le varie forme di disagio cercando risposte in termini di spazio?
Il tema è stato affrontato presentando le ricerche culturali, ma anche fisiche (i progetti), affrontate negli ultimi anni dai professionisti invitati. Soluzioni progettuali che pur tradotte a scale diverse, quella urbana, quella architettonica, sino all'allestimento di un interno, risultavano interessate a interrogarsi sul concetto di accessibilità. Le "buone pratiche", nate da percorsi partecipativi, a volte da atti provocatori, ancorchè attentamente meditati, trovano sostanza non solo nella ricerca fine a se stessa, ma nella fisicità a volte materiale del costruito (anche la costruzione del vuoto), a volte quella compilativa della pubblicistica. Sono stati presentati a margine due volumi: acces_SOS. Costruire città accessibili a tutte le età, strumenti e azioni, editato a margine della costruzione delle linee guida di intervento per l'isola ambientale a 30km/h di Borgo Panigale in Emilia Romagna; quindi La città e l'altra città. Racconti ed esperienze in-disciplinate nella pianificazione anti-fragile, curato da Qart Progetti per acces_SOS e LAMAV.
Difficile riassumere con completezza i contenuti dell'incontro e ancora più complesso accertare l'unicità del tema principale. E' stata suggerita più volte dai relatori l'importanza di una visione "strabica", mai diretta o univoca verso le tematiche da affrontare; il ruolo della complessità quale luogo di ricerca; l'enunciazione della fine di una progettualità basata sul consumo di suolo e sulla fisicità estrema del costruito speculativo; e ancora: il ruolo del progettista, che deve saper proporre al proprio committente, dinanzi allo spazio pubblico in genere, consapevolezze nuove, gestionali ancor prima che formali; la necessità di trovare soluzioni innovative alla tematica dell'accessibilità, declinata nei suoi mille sottotemi, superando proposte esclusivamente "tecnicistiche", da ricondurre invece a visioni aperte, implementabili e inclusive. Il progetto come ricerca e non solo come fine.